
Con calma, in questi giorni ho osservato, ascoltato e letto: dai video vari (opinionisti "accreditati", youtubers, etc.), ai centinaia e centinaia di insulti a società e personale del Genoa C.F.C. nei commenti sotto questo post sull'Instagram ufficiale, con annesso "dramma" collettivo per l'esonero di Gilardino, e via discorrendo. Bene. A mio modesto parere (e con tutto il rispetto), in comportamenti del genere tra le varie cose vi è anche la reazione (soprattutto inconscia) all'allontanamento da un "padre", un "leader emotivo", una figura alla quale appigliarsi e nella quale far confluire bisogni e desideri inappagati e non (piaccia o non piaccia, le masse funzionano così), più che per una questione etica legata all'attaccamento ai valori di cuore e romantici del calcio che l'ex violino agli occhi di molti incarnerebbe.
Per il resto, potrei scrivere di ogni altro punto della questione: la gestione tecnico-tattica di mister e colleghi dal primo anno in poi, gli aspetti societari, la rosa e le responsabilità dei giocatori, gli infortuni, il presumibile trattamento poco rispettoso del Club nei modi e nelle tempistiche con i quali ha compiuto questa scelta, cosa ne penso di Vieira, e chi più ne ha più ne metta, ma non lo farò; e non lo farò perché pur seguendo evidentemente in tutto e per tutto le vicende della squadra maschile, le mie energie sono altrettanto chiaramente concentrate verso quella femminile, e con esse anche il tempo da dedicare alla scrittura, sottraendolo ad altri impegni (o, a volte, più semplicemente ai momenti di gradevole ozio).
Mi limito allora a ribadire che è giusto che Gilardino non sia più sulla panchina rossoblù, perché me la si può girare come si vuole, con calma, alzando la voce, e in uno, due, o trecentomila, ma se il Genoa non scende in campo per omaggiare il Football dando ad esso (e a sé stesso) la dignità che merita, così come per "regalare" bellezza a chi lo guarda, e al contrario offre sovente degli spettacoli al limite del guardabile, io non ho pietà, alzo un muro, non transigo.
Tutto ciò di per sé non fa di me un genoano migliore o peggiore degli altri, bensì solo un genoano, che ama la nostra autoironia, che abbraccia l'idea di non vivere per la rincorsa alla vittoria e/o nella bramosia di successo, ma che al contempo non si discosta di un millimetro dai principi di cui sopra.
Ricambio il saluto e i grazie di Alberto.
E andiamo avanti.
Adri
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