giovedì 25 dicembre 2025

I primi due minuti

Quelli che seguono sono i primi due minuti di Genoa - Milan 2-3 (ottavi di Coppa Italia 25/26) giocatasi il 21 dicembre scorso, i quali fotografano perfettamente ciò che siamo in prevalenza, e che siamo state decine di volte, soprattutto nei nostri inizi di gara. Pronte-via, e Bargi serve Alma (con tanto di guantini guantosi tattici anti-gelo) che anziché impostare in avanti, al contrario serve Heidi, mentre il Milan è già tutto in aggressione (noi faremo così qui in toscana contro la Fiorentina? Se si, per quanto?), con la linea difensiva sui 50 metri; difatti treccia magica va in apprensione, e - pur se in questo caso è una scelta non male - spara lungo su Caterina, e abbiamo già perso palla. In casa, dopo 9 secondi, alla prima pressione. Questo è accaduto perché loro hanno più anni di Serie A alle spalle, o per altro? Fatto sta che una volta che le milaniste hanno la gestione, noi stiamo ad osservarle con la testa al di poco oltre la linea della mediana, cioè: il Genoa, nella propria città. Questa è palesemente una questione attitudinale, di aspettative minime, dell'idea di sé stesse come realtà, squadra, ed ovviamente una richiesta esplicita dell'allenatore, il quale - al netto che non sappiamo cosa forse stia dicendo - appare pacioso, tranquillo, è tutto apposto: cerchiamo di attutire/arginare la loro conduzione, perché è normale che loro tengano in mano tutto: sono il Milan. Si osservi non solo Caterina che a tratti prova ad aggredire, ma la posizione della Sondergaard, concentrata solo a coprire e in attesa di un pallone perso (gli scarti), e l'opportunità arriva anche: su un loro errore, Alice recupera bene e ripartiamo, serve Rachel che lancia ancora la Bargi, ma a vuoto. Palla al Milan, di nuovo, e noi indietro. Sono loro che fanno la gara, non le attacchiamo. Regaliamo la fiducia, il campo, il football. L'esplosività e la forza della Bahr, di Alice, di Caterina: tutto in potenziale, stanno quasi ferme. La nostra bellezza che non fiorisce, una mosceria totale. Ad un certo punto prendiamo palla, Forcinella la passa ad Heidi, la quale giustamente è aggredita dalla Ijeh, ma le altre milaniste non è che stanno a trenta metri di distanza ad osservare: sono li a farle sentire la presenza, la coesione, costruendoci una gabbia attorno, e pronte a riaggredire. Heidi è nuovamente in empasse (avrebbe dovuto servire o Valery a destra, o Alma), perde il possesso, e la ripassa a Camilla, che tira appositamente fuori.


Queste sono situazioni gravi, che non dovrebbero essere tollerate, che andrebbero estirpate prima di tutto in quanto concezione, o forma mentis, nei primi giorni di ritiro, senza pietà, senza scuse, con la durezza interiore e dell'applicazione come fossero d'acciaio. Le donne del Genoa attaccano le avversarie, ovunque, e si muovono con concentrazione - e affrontano e rompono la fatica - quando gestiscono il pallone, contro chiunque. Poi possiamo anche cadere, e stringere la mano a coloro che si dimostrano più brave di noi, ma prima di poterlo fare, devono guardarci in faccia. Chi non vuole incarnare questi valori, è al Genoa più che altro come comparsa, facendoci perdere del tempo, succhiandoci via risorse ed energia.

Ci si rilegge il prossimo anno.

Adri

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