giovedì 25 dicembre 2025

Le mie riflessioni sulle recenti dichiarazioni di Marta Carissimi

Marta alla "viola" (uno scudetto, due Coppe Italia)

Eviterò di addentrarmi nella descrizione sia di quel che a mio parere la nostra D.S. Marta Carissimi dal suo arrivo (ottobre  2022) ad oggi ha apportato di sostanzioso e positivo al Genoa, sia di come e quanto è mancata (si, avete letto bene: è anche mancata), semplicemente perché dovrei farlo come merita, ovvero nel dettaglio, approfonditamente, e non solo ora come ora non ne ho voglia, ma neanche sarebbe fondamentale ai fini di ciò di cui andrò ad occuparmi in questo articolo, ovvero le sue dichiarazioni di questo giorni a riguardo di Sebastian De La Fuente e della situazione della squadra; le quali ritenevo corretto e opportuno che arrivassero già un mesetto fa, e che per questo evidentemente considero poco tempestive. Detto ciò, nulla di grave, ed è chiaro che società e direttrice abbiano atteso l'ultimo appuntamento dell'anno solare (il match di Coppa Italia contro il Milan di domenica 21) per "tirare le somme".

Ma andiamo al sodo.

Se non erro, le prime affermazioni di Marta sono state rilasciate sei giorni fa, sabato 19 dicembre, in un intervista al quotidiano on line il Secolo XIX, come del resto ho avuto modo di scrivere, il cui contenuto per intero è accessibile soltanto agli abbonati, ma riporterò anche in questo caso gli estratti in questione: “Per salvarsi serve una squadra operaia e senza paura” “Massima fiducia in De La Fuente. La squadra già così ha dimostrato di poter mantenere la categoria ma sono in arrivo rinforzi”“Faremo sicuramente movimenti e siamo già al lavoro: l’idea è cercare di portare più esperienza in categoria, aumentare qualità e mentalità“. E ancora (fonte: calciofemminilitaliano): “C’è piena fiducia in De La Fuente e in tutto lo staff da chi è con noi da tempo a chi è arrivato quest’anno sono persone scelte perché crediamo nelle loro competenze professionali e nelle qualità umane, allineate ai nostri valori”. “Eravamo consapevoli di essere l’ultima delle neopromosse, arrivate terze in Serie B. Ci aspetta un campionato di grande resistenza, sapevamo che sarebbe potuto arrivare un momento così, non bisogna farsi deviare dai risultati del momento”. “L’impatto con la Serie A è stato come ce lo aspettavamo, il gruppo era pronto e lavora con entusiasmo e serietà. Siamo abbastanza soddisfatti, abbiamo vinto due scontri diretti contro Ternana e Parma.”  In seguito, vi è stata l'intervista di cui sotto, un oretta prima della sopracitata partita contro le rossonere (a cura - come al solito - di Alessio Semino). 


Ora: se una persona ha giocato a calcio per anni e ad alti livelli, non significa affatto che di per sé ne sappia chissà come o più di altri, ma resta certamente un aspetto di cui tenere conto, e uno di quelli da cui partire nel momento che si vogliono prendere in considerazione i suoi modi di agire, e, per l'appunto, le sue esternazioni. Ed è proprio perché Marta nei suoi anni di attività calcistica ha acquisito determinate nozioni e consapevolezze - nonché per il fatto che di base le ho sempre attribuito dei gusti estetico-calcistici di un certo tipo - che nutro dei dubbi che nel suo intimo realmente stia apprezzando il lavoro di De La Fuente; ma queste, naturalmente, sono solo delle mie supposizioni, figlie probabilmente di un eccesso di fiducia (o di un idealizzazione), quanto del mio - sano, e ribadito - non voler accettare in toto la situazione attuale. Inoltre, considerando i vari fattori - anche fisiologici - che durante una stagione possono subentrare nel percorso di una squadra (e con aggiunta una discreta dose di miracolo) può anche darsi che i prossimi mesi ci riservino una particolare ripresa delle nostre, oltre cioè quella risicata salvezza che ho sempre creduto - e credo - fattibile. Ciò non toglie che a quanto pare alla società un eventuale penultimo posto ottenuto sul filo del rasoio sarebbe cosa alquanto gradita, e che come ebbi già modo di dire, al momento il progetto del Genoa targato 25/26 parla di tante cose, tranne che di chiarezza e lungimiranza: la squadra, da luglio-agosto ad oggi, non ha assimilato un'idea di gioco, non segue un spartito preciso: procede per lo più a caso, basandosi presumibilmente su qualcosa di provato in allenamento, ma soprattutto affidandosi alla creatività delle singole. Va da sé che in attacco non ci sono schemi precisi, e finora le giocatrici offensive hanno segnato col contagocce. Il centrocampo lavora debolmente in entrambe le fasi, e la difesa prende gol a grappoli (solo nelle ultime 5 gare: 14 subiti, e 3 fatti). "Infine", l'atteggiamento generale - e regolarmente nei primi 45 minuti - è quello di una squadra chiusa, bassa, nonché spesso timida e contratta.

E qui arriviamo alle parole di Marta Carissimi, partendo dal suo dire che dobbiamo essere una compagine operaia (e senza paura: cosa - quest'ultima - che evidentemente ho apprezzato), la quale, nel gergo calcistico, solitamente è quella che deve cooperare per badare al sodo, facendo prevalere concretezza e spirito di sacrificio sulla ricerca della gestione della gara e del correlato sviluppo del gioco. A queste affermazioni, tra l'altro, fanno il paio quelle della vice-allenatrice Ilaria Leoni, che ha dichiarato che quest'anno dovremmo lottare con il coltello tra i denti. Attitudini e caratteristiche che oltre ad essere suggestive, prese singolarmente sarebbero pure valide, se non fosse che per l'appunto non fanno da contrappeso ad altri aspetti che andrebbero espressi in campo, bensì vanno a permeare - e a giustificare -  una squadra che nei fatti risulta essere simil catenacciara (e che fallisce pure in questo intento, perché come detto, la fase difensiva fa acqua da tutte le parti).

Leggere poi che la dirigenza e lo staff si ritengano abbastanza soddisfatti di quel che abbiamo fatto sinora, direi che è emblematico di quanto il Club mantenga un profilo basso (c'è chi direbbe "provinciale", se non fosse che non mi è mai piaciuto), ed è quantomeno interessante notare come in video la stessa Carissimi da una parte - e giustamente - dichiari a Semino che gli ottimi risultati come la promozione ottenuta la stagione passata debbano comunque restare un buon ricordo perché bisogna focalizzarci sul presente per migliorare ancora, mentre dall'altra ritenga che sia normale e abbastanza soddisfacente il periodo che stiamo vivendo (cioè perdere in continuazione), e che in società se lo aspettavano, visto e considerato che siamo salite in massima serie arrivando terze in Serie B.

Ben diverso sarebbe invece considerare sin da inizio stagione le difficoltà a cui saremmo potute andare incontro, saper affrontare e attutire i contraccolpi, restare umili e lavorare a testa bassa ma al contempo pretendere da noi stesse di alzare il livello, arrivando poi come naturale conseguenza al ritenere inaccettabile una situazione come quella di oggi, la quale non racconta di alcune sconfitte arrivate giocando veramente "con la bava alla bocca" e proponendo delle chiare idee, bensì di 10 partite ufficiali perse su 14 dominandone quasi interamente soltanto una (quella "famigerata" contro il Verona).

Allora si, che qualora noi ci fossimo comportate diversamente proponendo un idea di calcio e lottando sul serio, si sarebbe potuto parlare di volta in volta anche di eventuali differenze di maturità tra noi e le squadre già navigate in A (ad esempio sui vari aspetti legati alla gestione interna della gara), al contrario di quel che vedo, e cioè mediaticamente parlando un generale uso eccessivo - oramai quasi dogmatico - del termine "esperienza", adoperato in modo vago, e direi anche per mettere la polvere sotto al tappeto. Certamente non mi aspetto che la nostra D.S. snoccioli chissà quali e quanti aspetti tecnico-tattici e temperamentali delle nostre (non è precisamente il suo ruolo), ma esiste anche la via di mezzo, perché è troppo semplicistico affermare che noi siamo messe come siamo messe anche e soprattutto per mancanza dei giusti requisiti di conoscenza in quanto neopromosse, senza precisare come e perché (seppur - sempre nel rivolgersi ad Alessio - "alluda" ad un inerente poca concretezza in attacco). Tra l'altro, anche De La Fuente è stato preso dal Genoa perché già navigato in A, a differenza - ad esempio - di Fabio Fossati: qualcuno ha visto palesarsi in qualche modo il bagaglio di conoscenze dell'attuale mister, quando invece - secondo certe logiche - queste avrebbero dovuto fare la differenza? Eppure, con il nostro allenatore va tutto bene, ma se invece di lui si parla di affrontare il Milan, allora partiamo da sconfitte (o quasi) perché le diavolesse avrebbero maggiore competenza e consapevolezza rispetto a noi, e senza la ferma e dichiarata volontà di voler passare il turno (in questo senso, non ritengo che il messaggio dato da Marta alla squadra prima del match sia stato stimolante per quest'ultima). Per non parlare poi del fatto che - come già ebbi modo di dire - la nostra rosa ha giocatrici di valore e anche non nuove a certi livelli, cosa che le grife meriterebbero che gli venga riconosciuta anche pubblicamente, anziché implicitamente ridotta. Allora, come detto, bene disquisire di esperienza e derivati, ma quel poco che basta, in modo equilibrato, e, soprattutto, mirato e dettagliato, all'interno di un quadro ben più ampio e vario.

E a proposito di giocatrici che "presumibilmente" sono state poco mature offensivamente e non solo (con annessa la ricerca di rinforzi), e di quella che al contrario risulta essere la posizione protetta e illibata di De La Fuente, credo che la nostra in questo modo abbia dato un eccessivo carico di responsabilità alle ragazze, quando invece questa andrebbe suddivisa tra tutti: staff, squadra, e Marta (e dirigenza) compresa, che in particolar modo da alcuni giorni a questa parte, in quanto a qualità dell'operato e delle dichiarazioni pubbliche, stenta non poco a rispecchiare la mia idea del football, del Genoa e di Genova. 

Adri

Nessun commento:

Posta un commento