Nel mentre che mi sto già predisponendo mentalmente per la stesura del prepartita di Juventus - Genoa di dopodomani, ho deciso di volermi soffermare su quel che ho "lasciato per strada" rispetto ai postpartita di domenica scorsa, relativo ovviamente alla nostra vittoria per uno a zero sul Parma, e mi riferisco sia alla bellezza assoluta del gol sull'asse Giles-Bargi, sia al sottolineare in particolare la buona forma/prestazione di Forcinella, sia al commento delle dichiarazioni di De La Fuente al termine del match stesso; dichiarazioni che "pesco" nuovamente dal sito buoncalcioatutti, e che riporto inseguito sia in formato video che per iscritto.
“Penso che anche nel
primo tempo siamo stati in partita – commenta De La
Fuente – È stata una partita che, forse, sarebbe potuta finire in
pareggio, ma vediamo che i risultati di tutte le partite sono così.
Gli episodi contano. Noi mettiamo gente fresca, che sta bene, e ci fa
alzare il baricentro quando gli altri sono stanchi. Oggi
Monterubbiano e Bahr avevano speso tanto dall’inizio, anche in fase
di non possesso: sapevo sarebbero stati due cambi da fare e li ho
fatti anche un po’ prima. Bargi come Sondergaard, e
poi Massa e Giacobbo (e anche chi non è
entrata), hanno fatto una grande settimana. Per fortuna ho un bel
gruppo, che mi permette di avere caratteristiche differenti sia
dietro che davanti. Se tutte, quando entrano, si mettono così a
disposizione, è il meglio per ogni allenatore“.
“Sapevamo il Parma fosse squadra che vuole giocare bene – prosegue il tecnico rossoblù – e nel primo tempo siamo state ancora un po’ contratte con la palla, avremmo potuto girare di più da una parte all’altra, pur avendo trovato una bella occasione subito con Bahr. Oltre stare bene fisicamente – e ogni volta faccio i complimenti allo staff -, in una partita ci sono dei momenti. Dico sempre che bisogna viverli i momenti della partita. Se fai tre cambi (e tre cambi su undici sono tanti) in una squadra che non sta perdendo o non sta soffrendo in quel momento, vuol dire che sai di avere gente che può darti cambio di passo, può arrivare di più negli ultimi metri e abbassare la squadra avversaria che stava facendo bene nell’altra metà campo. Sono contento di allenare ragazze disponibili: è la cosa più importante. Importante come l’aver fatto una vittoria pesantissima, che ci permette di respirare un po’, uscire da lì e riprendersi qualche punto lasciato per strada”.
Dal primo minuto avete schierato Giles nelle tre dietro e propri dai suoi piedi nasce l’assist per Bargi, all’88esimo di gioco. Anche questa scelta iniziale ha pagato… “Avevamo due o tre giocatrici che stavano bene, avevo qualche dubbio su due o tre ruoli. Le tre che sono entrate le avevo viste bene in settimana. Conoscendo il Parma, avevamo deciso di cambiare modulo rispetto all’ultima partita. Giles era entrata anche nell’ultima partita e ci aveva fatto alzare il baricentro, perché tante volte basta azzeccare il momento giusto della partita. Anche Curraj aveva fatto una buona settimana e Ferrara stava per entrare. Non mi piace parlare dei singoli quando si perde, ma oggi mi piace parlarne. Oggi avevamo bisogno di tutte per uscire con una vittoria e arrivare a sei punti in cinque giornate, che per una neo promossa come noi sono importanti”.
Per quanto mi riguarda, leggere che l'allenatore del mio Genoa afferma che anche nel primo tempo siamo state in partita è motivo di imbarazzo, ma forse il nostro intendeva dire che siamo riuscite a non farci fare gol, il che se vogliamo è anche peggio. Io non sono genovese e non vivo quotidianamente Genova (e se volessi davvero farlo, adesso sarei li, anziché qui), ma mi ritengo particolarmente legato ad essa, e nel pieno, assoluto diritto di poterne parlare a cuore aperto quanto chi ci è nato e ci vive, per cui non so come i genovesi possano interpretare le parole in questione dell'allenatore argentino, ma qualora per molti di loro queste siano da considerarsi meritevoli per la città, e per lo più in uno scenario che dopo anni ci vede finalmente a giocarcela tra le dodici squadre più forti d'Italia, si sappia per l'ennesima volta che io la penso esattamente all'opposto. Assieme al contesto prettamente "cittadino", vi è evidentemente quello inerente al Club che tale luogo rappresenta, il quale tra i suoi tanti sostenitori ha certamente anche chi Genova la sente con meno attaccamento, per cui mi riferisco anche a questi ultimi, genoani che seguite la squadra femminile ed esclusivamente (o quasi) per amore del Genoa: a voi sta bene così? Se la risposta è si, io ovviamente la rispetto, ma a mio parere è anche per questo motivo che chi si siede sulla nostra panchina (oggi De La Fuente, domani altri) volente o nolente si sente legittimato a parlare in questo modo, e cioè mantenendo il profilo basso anziché cogliere l'occasione di poter uscire allo scoperto in quanto al prendersi la responsabilità di dover apportare dei sensibili cambiamenti nella squadra, nell'ambiente, e, in un rapporto di causa-effetto, anche in sé stesso (leggasi provare ulteriormente a migliorarsi: cosa che tra comprensibili alti e bassi e dietrofront vale per tutti, me compreso). Per il resto, concordo sul fatto che abbiamo finora avuto una buona condizione fisica (e mi complimento anche io con lo staff), e che le ragazze sono disponibili; mentre sull'aspetto del valore che hanno i sei punti ottenuti in cinque giornate, posta la questione in certi termini, e considerato il quadro complessivo, anche no, perché è vero che sono pesanti - senza l'issimi - , ma non ho capito in base a quale criterio dovrei considerarli quasi come una manna scesa dal cielo. lo ripeto ancora: il fatto che siamo neopromosse non dovrebbe diventare un alibi.
E, infine, in che senso "non moriamo mai"? Voglio dire: sembra che si parli di eroine sopravvissute a chissà cosa; o che eravamo piene di acciacchi, o in 9, piuttosto che appena uscite da un assedio contro una squadra di altissimo livello dopo aver pareggiato all'ultimo recuperando due gol, o che so io, quando invece non solo si è giocato una partita con una diretta concorrente nella lotta per la salvezza, ma anche nella quale abbiamo liberamente deciso di farci asserragliare nel primo tempo fin da subito, con un assetto e un atteggiamento da compagine intimorita, e poi, "semplicemente", sia per dei cambi azzeccati (quoto anche in tal senso con Sebastian), sia per l'appunto grazie ad una buona tenuta fisica, abbiamo cambiato prospettive nella ripresa. Per cui, attribuire meriti alle nostre per questa vittoria e farne tesoro è fuori dubbio, ma la narrazione che sfiora lo stoicismo, quantomeno nel covo, non passa. "Qualquadra non cosa", si dice in questi casi: tutto ciò mi suona come una strategia interna alla comunicazione, sulle basi della consapevolezza del tipo di mentalità insita mediamente nell'ambiente rossoblù. "Siamo piccole, si, ma tanto orgogliose, e guardate cosa abbiamo fatto: è favoloso". No: noi siamo il Genoa, è quel che è accaduto è stato emozionante, ma meriteremmo molto, molto di più.
Adri
Il gol
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